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Evasione fiscale sempre più al centro dell’interesse del legislatore, che con l’intervento approvato alla fine del 2019 ha introdotto una serie di novità in materia fiscale che ampliano la sfera di rilevanza penale.
La norma di cui parliamo è la legge 157 del 2019, di conversione del decreto legge n. 124 del 2019 recante disposizioni urgenti in materia fiscale.
Tante le novità, complessivamente indirizzate ad ampliare la rilevanza penale delle condotte di evasione fiscale.
In particolare, i delitti di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti” (art. 2) prevedono ora una pena più elevata, con la possibilità di custodia cautelare in carcere.
In caso di dichiarazione infedele è stata abbassata la soglia di punibilità: da 150.000 euro a 100.000 euro di imposta evasa.
Le pene ora previste per la dichiarazione infedele delle imposte su redditi e IVA comporteranno il filtro dell’udienza preliminare e non sarà più possibile procedere a citazione diretta a giudizio.
Fra le novità infine, una maggiore possibilità di fare ricorso alle intercettazioni telefoniche (con esclusione dei casi di dichiarazione infedele ex art.4).
Importanti novità riguardano anche i casi di evasione fiscale commessa da imprese, con l’inserimento di questi reati fra quelli previsti dal D.Lgs. 231/2001 (di questo argomento parleremo in uno specifico articolo).
Il complesso di queste novità determina sicuramente una stretta in materia di evasione fiscale, che probabilmente però è attuata in chiave eccessivamente penalistica.
La lotta all’evasione fiscale può essere attuata in molti modi e, probabilmente, il ricorso al processo penale dovrebbe essere uno degli ultimi presi in considerazione.
Un grande Professore dell’Università di Torino insegnava che quando di fronte ad un fenomeno sociale il legislatore reagisce solo con un aumento delle pene significa due cose: che non ci capisce nulla della materia e che lo scopo è far credere ai cittadini il contrario.